Dove trovare la spada nella roccia, il vero Mulino Bianco e Minotauri siciliani

Le mete alternative da vedere quest’estate

L’Italia è da sempre un paese rinomato per le sue bellezze, i piccoli borghi e gli innumerevoli riconoscimenti dell’UNESCO che rendono la nostra penisola un concentrato di bellezze e ricchezze.
E nonostante tutto, ce ne sono ancora molte curiose e bizzarre che forse non conosci!
Edilfar Rent ti porta a scoprire tre luoghi da vedere quest’estate che non crederai esserci davvero!

Il “Vero” Mulino Bianco

Se vi dicessi “famiglia perfetta” e “mulino”, voi pensereste subito ad una famiglia iconica della pubblicità che è perfetta e pimpante alle sette di mattina, che vive all’interno di un mulino rustico ed iconico.
Tutti sappiamo che stiamo parlando del Mulino Bianco, marchio iconico che si occupa dell’industria dolciaria e della prima colazione.
Quello che sembrerebbe essere un luogo inventato, in realtà prende spunto da un mulino vero: non è un logo ma un luogo, che si trova in località Luriano nel comune di Chiusdino, dove potrete vedere il Mulino delle Pile, e vi ritornerà in mente quello degli spot pubblicitari, con la sua iconica ruota idraulica sulla facciata. È stato il primo caso di marketing attuato con un vero e proprio posto fisico, da un’idea del 1989 di Armando Testa, fondatore della Gruppo Armando Testa con sedi in Italia e in America, che diede la regia del primo spot con il reale mulino niente meno che al regista Giuseppe Tornatore.
PS: il Mulino però, non è bianco, ma è totalmente in pietra. Speriamo di non avervi rovinato l’infanzia.

 

La Spada nella Roccia e monaci debitori

Vicino a un evento di costume come il Mulino Bianco, ce n’è uno di una valenza storica incredibile.
Si tratta di uno dei complessi più belli dell’Italia centrale, quello dell’Abbazia di San Galgano, che ha fatto della sua mancanza del tetto un affascinante punto di contatto con il mistico, avendo come volta non un cielo affrescato ma quello vero.
Ci troviamo anche qui nei pressi di Chiusdino, paesino di origine longobarda dove nel 1200 i Monaci Cistercensi hanno costruito questo complesso che però a mano a mano è andato incontro ad un decadimento, fino alla famosa leggenda per cui la mancanza del tetto fosse da attribuire alla vendita del piombo della copertura dell’abbazia per ripagare i debiti dei monaci.

 

L’Accademia di San Galgano però ci tenne a specificare come questa non sia la verità storica, ma che il tetto crollò per un indebolimento della struttura nel corso del tempo, essendo progressivamente abbandonato.

A pochi passi dall’Abbazia, attraverso un percorso di 5 minuti, arriverete ad un certo Eremo di Montesiepi, dove al suo interno, troverete una roccia con conficcata nel suo centro, una spada.
Potrebbe essere Excalibur? O potrebbe aver ispirato il mito di Re Artù?
Ci sono dei motivi per tenerne conto: la spada appartenne ad un certo Galgano Guidotti, che diventò cavaliere e visse una vita libertina e dissoluta. Tutto questo fino a che nel 1180 non ha una visione di
San Michele, per cui decise di convertirsi e dedicare la sua vita a Dio, vivendo da eremita.
Impugnata la sua spada, la conficcò nella roccia, in modo da ricordarne una croce, davanti a cui pregò fino al giorno della sua morte; fu proclamato Santo da Papa Urbano III nel 1985.
Il ciclo Arturiano iniziò dopo la morte del santo senese, nel XII secolo; inoltre, uno dei cavalieri della celeberrima Tavola Rotonda, si chiamava Galvano.
Errore di trascrizione, o…?

 

Non perdere il filo!

Alcuni miti ed eroi dell’Antica Grecia, sono entrati in contatto con noi e anzi, fanno parte culturalmente della nostra storia. Oppure, c’è chi si innamora di una storia e la porta con sé nei suoi luoghi.
È il caso del mecenate messinese Antonio Presti, che lungo gli argini del fiume Tusa ha avviato nel tempo una collezione di opere d’arte giganti che stupissero e intrattenessero chi vi passasse, immergendolo in una riflessione e ricerca del mistero e della conoscenza, e la chiamò Fiumara d’Arte: ad oggi è considerato uno dei parchi di sculture più grandi e importanti d’Europa.

 

Una di queste, ci parla di una leggenda celeberrima, ed è chiamata Il Labirinto di Arianna: La principessa di Creta che si innamorò di Teseo, decidendo di aiutarlo a sconfiggere il Minotauro all’interno del Labirinto di Cnosso, realizzando un gomitolo di lana per fargli ritrovare la strada del ritorno, con la promessa che sarebbero fuggiti insieme e che l’avrebbe portata ad Atene. Nel progetto monumentale di Antonio Presti, il labirinto fu realizzato da Italo Lanfedini, che vinse un Concorso Internazionale indetto proprio da Presti.
Il significato del suggestivo labirinto è più intimo e personale di quello mitologico: entrare nel labirinto vuol dire imbattersi nella vita; i primi passi si rifanno alla vita e alla nascita, che portano in un grande grembo a cui accedere per andare alla ricerca di te stesso e rinascere.

 

Al centro del labirinto vi è un ulivo, simbolo greco di saggezza e conoscenza. Incastonato in un luogo quasi scenografico, vi sembrerà di essere in un film concettuale, per l’anacronismo del labirinto rispetto al contesto e per la sua innata bellezza.PS: Arianna farà nascere un modo di dire.
Effettivamente fuggì con Teseo, ma le sue idee erano diverse, e con l’inganno lasciò la principessa a Nasso (oggi Naxos). Da qui, nacque il modo di dire piantare in asso che altro non deriva che da una cultura orale che fece perdere la enne iniziale col passare del tempo. Se con il Mulino Bianco non vi avevamo sconvolto, ora siamo sicuri di averlo fatto

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