Come guarire dalla “Rekkevideangst” e dai draghi che mangiano la Luna

Il popolo cinese è stato uno dei precursori dello studio dell’astronomia e dei moti delle stelle, diventando con il tempo, insieme agli indiani e agli arabi, i gelosi custodi di tuto ciò che accadeva nel cielo notturno.

Tuttavia, fino agli inizi del ‘900, non era raro vedere come, durante le eclissi lunari, succedesse un fatto alquanto singolare.
Non era infatti raro vedere le navi da guerra della Marina cinese sparare delle cannonate verso il cielo, e cittadini riversarsi per strada da ogni dove che scuotevano pentole e coperchi cercando di fare più rumore possibile, alzandole verso il nostro satellite.

Perché questo? Si credeva che le eclissi di Luna fossero nient’altro che dei draghi che tentavano di mangiarla, e per far desistere i famelici esseri celesti, si faceva più rumore possibile per scacciarli.
Possibile che una società e un popolo che studiava le stelle da più di 2000 anni, potesse credere ad una suggestione del genere?

In realtà questa situazione non va ricercata tanto lontano; anche nel nostro quotidiano spesso ci capita di farci suggestionare da situazioni irrazionali, pur sapendo benissimo di non dovercene preoccupare. O anzi, quante volte in realtà capita il contrario?
Ovvero, di avere delle certezze irrazionali su situazioni che in realtà andrebbero indagate?

In questo secondo caso, il cambiamento climatico ci dà una risposta eloquente; “snobbato” per decenni, ora che si cominciano a tastare con mano i primi inesorabili segni, il clima è diventato una questione, che fino a che tutto sembrava apparentemente normale, non ha davvero colpito nessuno.
Tuttavia nell’ultimo periodo, seppur con tempistiche relativamente brevi e nette, si sta delineando una transizione ecologica che dovrebbe venire incontro al brusco cambiamento del clima riducendo le emissioni di CO2, e un punto cardine di questo passaggio è la conversione dalle macchine a combustione, all’elettrico. La rete delle macchine EV sta diventando sempre più capillare, in Europa possiamo definire come leader mondiali dell’immatricolazione di macchine elettriche la Scandinavia, che porta la Svezia con il 32,9% delle auto totalmente elettriche, superata solo dall’Islanda a 33,3%.

Anche la Norvegia si sta muovendo a gonfie vele verso una transizione green, chiudendo l’anno passato con 4 immatricolazioni su 5 elettriche, e la rete di colonnine conta più di 5.600 impianti che sono per la maggior parte a ricarica veloce.
Come se non bastasse, pur essendo uno dei principali produttori di petrolio, la Norvegia vorrebbe chiudere le immatricolazioni alle macchine endotermiche per il 2025, ben dieci anni prima dell’UE
Ma allora in questo scenario elettricamente “idilliaco”, come si può inserire il Rekkevideangst?
In breve, è un neologismo coniato proprio in Norvegia che esprime il timore del guidatore di non avere abbastanza carica elettrica per terminare il suo tragitto in auto, e quindi di rimanere senza energia.

Curioso vedere come questa paura sia nata in un paese perfettamente all’avanguardia nella transizione elettrica, che anche se con timore ha approcciato i modelli EV per via delle rigide temperature ad alcune latitudini che potessero in qualche modo far scaricare prima le batterie, è riuscita a tutelarsi anche in questa situazione con il pre riscaldamento delle batterie che ne preserva le prestazioni.

Sicuramente in Norvegia hanno i loro draghi che mangiano la Luna, ma in realtà anche noi: sebbene la transizione elettrica sia incentivata e avallata dallo Stato, attraverso il MASE e gli ecoincentivi, c’è ancora un po’ di reticenza nel constatare l’efficienza della rete elettrica, supportata da colonnine costantemente in installazione e una sempre più capillare rete di informazioni e app che mira a impensierire il meno possibile chi sceglie EV.

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